Rocca Pia
Costruita in parte riutilizzando i materiali tratti dal vicino anfiteatro di Bleso, la Rocca Pia fu voluta dal papa Pio II Piccolomini (1405-1458) che iniziò i lavori nel 1461. Il luogo a ridosso della cinta urbana medievale, fu scelto per motivi strategici, sia per la difesa militare della città, quale elemento di stanziamento delle truppe pontificie, a controllo di tutte le vie di accesso a Tivoli e dell’intero territorio che volge verso Roma, sia per controllare la città e i contrasti interni tra le famiglie degli Orsini e del Colonna.
Nell’iscrizione marmorea che sovrasta l’ingresso si leggono i versi di Giovanni Antonio Campano, Vescovo di Teramo, umanista della Corte Pontificia e grande amico del Papa Pio II Piccolomini: “Gradita ai buoni, malvista dai cattivi, nemica ai superbi, eccomi, son qui per te a Tivoli poiché così Pio decise”.
Giorgio Vasari, unica fonte, attribuisce il progetto della Rocca al Filarete e ai suoi discepoli, anche se è probabile la collaborazione di altri architetti militari della cerchia di Pio II.
Il complesso è costituito da quattro torri di diverse dimensioni, collegate da alti muraglioni e chiuse a merli guelfi: in vari punti si aprono le bocche da fuoco. L’ingresso alla fortezza, sul lato ovest, era protetto da una profonda fossa difensiva e da un ponte levatoio.
È quasi certo che il completamento dell’opera avvenne con papa Alessandro VI (1492-1503) che edificò le due torri minori.
Quando il Cardinale Ippolito II d’Este ricevette da papa Giulio III (1550-1553) la nomina di Governatore di Tivoli, non esitò a occupare l’area verde intorno alla Rocca, dove si trova l’Anfiteatro romano (allora non visibile poiché ricoperto dal terreno) e a recintarla, utilizzandola come riserva di caccia (il luogo era detto il “Barchetto”). In seguito sopravvisse quasi come una dipendenza della Villa d’Este e nel 1621 il cardinale Alessandro d’Este costruì lo “Stallone Estense”, le Scuderie, dove alloggiavano oltre cento cavalli.
Nel XVIII secolo la Rocca, utilizzata come caserma pontificia e prigione, subì delle modifiche strutturali che cambiarono l’aspetto architettonico soprattutto della corte interna, in cui venne aggiunto un corpo addossato alla parete Nord, il quale comportò modifiche alle torri minori e ridusse notevolmente l’ampiezza del cortile.
Nel XIX alternò la funzione di caserma pontificia con quella di prigione, in grado di ospitare fino a 100 detenuti nelle torri circolari; tale funzione la mantenne fino al 1960, restando così in vita fino ai giorni nostri, a testimonianza di oltre 500 anni di storia.
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